Italiani in fuga all’estero: sempre più giovani lasciano il Bel paese

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Secondo le ricerche portate a termina dall’Istat, lasciare l’Italia per cercare lavoro all’estero è un fenomeno sempre più preso in considerazione dai giovani italiani. Oltre quattro milioni di nostri connazionali sono iscritti all’Anagrafe degli Italiani che risiedono all’estero. Da sempre gli italiani sono stati conosciuti per la loro propensione ad andare a vivere all’estero in cerca di fortuna, ma, oggi questo fenomeno avviene come risultato della crisi economica. Migrare all’estero è necessario per un laureato al fine di trovare un lavoro in linea con le proprie aspettative. Tra le mete preferite ci sono la Germania, la Svizzera, la Gran Bretagna e il Francia. Trovare un lavoro in Svizzera è più complicato rispetto che altri paesi europei a causa delle politiche del visto, ma è un’ ottima scelta in quanto questo paese offre un’altissima qualità della vita è stipendi molto più alti della media dei paesi europei.
Il Regno Unito ospita il 12% degli emigrati laureati, mentre il restante è costituito da giovani che decidono di emigrare per trovare un lavoro più umile ma formativo. Londra in particolar modo riscuote molto successo dal momento che, essendo una grossa città, ci sono sempre molte opportunità sia per giovani laureati che per studenti in cerca di un lavoro temporaneo con lo scopo di imparare l’inglese. Per chi invece preferisce andar fuori dai confini europei le mete preferite sono l’Australia, l’America Latina e il Canada. Infatti lavorare in Canada è un esperienza molto gratificante: l’economia di questo paese è molto solida e la qualità della vita è eccellente. Per esempio Vancouver numerose volte è stata eletta come la città con la il miglior tenore di vita del mondo. Gli italiani la cui età è compresa tra i 20-40enni rappresentano una fetta importante rispetto al numero totale degli italiani che vivono al di fuori dell’Italia. Purtroppo la classi dei giovani rappresenta il 46% del totale. Tra gli italiani all’estero circa il 27% ha tra i 30 e i 40 anni. Questo dimostra che la classe produttiva e giovane non ha più fiducia dell’Italia, del sue politiche e del mercato del lavoro.

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