Da tempo si discute in Europa se il monopolio tecnologico di Google con il suo motore di ricerca non sia uno spauracchio per l’economia libera e il libero mercato. Vista la sempre crescente influenza del più diffuso e noto motore di ricerca, l’Europa, in primis la Germania, stanno tentando di ‘smascherare’ il tanto misterioso algoritmo di ricerca utilizzato da Big G e che favorirebbe i partner, a scapito degli altri concorrenti.
La Germania ha richiesto ufficialmente a Google di rendere noti i meccanismi (l’algoritmo custodito come un tesoro a Mountain View) che generano la Serp del noto motore di ricerca: stilare una metodologia per la quale un risultato appare prima o dopo di un altro nel ranking della pagina Google. In realtà, da parecchio tempo si crede che Google abbia ormai raggiunto un’influenza tale nell’alta tecnologia da poter manipolare a piacimento il proprio e l’altrui business – specie nell’universo della tecnologia, ma non solo – , avvantaggiando ora questo, ora quel partner, dietro lauti pagamenti o accordi. Bene, la chiarezza di procedimenti di archiviazione e classificazione, secondo la richiesta della Germania, eviterebbe di mettere in risalto questi ‘cattivi pensieri’ secondo i quali Google avrebbe, nel mercato tecnologico e non solo, il coltello sempre dalla parte del manico.
Google, va detto, può rispedire al mittente la richiesta, e di certo lo farà, ma se si andrà avanti con la richiesta anche in sedi legali, la Germania potrebbe aprire una vera e propria voragine nel mercato europeo della stessa azienda Google: qui, in Europa, Google fa i veri quattrini, s’è vero che la stragrande maggioranza degli utenti europei adoperano esclusivamente il motore di ricerca di Big G per trovare qualsiasi cosa sul web. E allora, Google rimanderà al mittente la richiesta, la Germania, per ‘salvaguardare gli interessi dei cittadini europei’ potrebbe andare oltre.
Salvaguardare i cittadini europei e la loro privacy: visto che il monopolio tecnologico è a quasi totale vantaggio degli USA, dall’Europa, non a torto, hanno il terrore che questa possibilità di catalogare informazioni di ogni genere, riservate o meno, dei cittadini di tutta Europa possa amplificare il potere degli States nei confronti dei Paesi del vecchio continente. La Germania è solo la prima a avanzare una richiesta, va detto, già archiviata perché ampiamente prevista la risposta negativa, ma non sarà, è bene pensarlo e crederlo, l’ultima.
Da non sottovalutare, lato economico europeo, che parecchi partner di Google fanno il bello e il cattivo tempo (anche in Italia), garantendo ‘posizionamenti’ di preminenza a questo o all’altro cliente, con ritorni economici potenziali abnormi, se messi in contrasto con chi in prima pagina non ha neanche un link: perché se non sei in prima pagina non hai alcuna visibilità sul web. E, fatti due conti, e visto che il mercato e il business generato da quelle fatidiche posizioni prime di Google è incommensurabile, il valore economico della conoscenza di quell’algoritmo misterioso si accresce ancora di più.
E la Germania lo ha capito, o vuole solo smascherare l’evidente vantaggio dato da Google ai suoi partner, nascondendosi dietro il vessillo del libero mercato e del libero motore di ricerca per tutti? Intanto anche Google sa, quello che l’Europa ha capito adesso, da tempo. Quindi è un guaio.
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