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ECHO – Recensione

ECHO si presenta come un action sci-fi ricco di intrigo e mistero, con una forte componente stealth ma anche intriso di oscurità e lucenti bellezze barocche, abbellito da mobilio e grandi porte affastellate che ricordano molto i grandi palazzi del ‘700, e con una componente psicologica non da poco conto.

Tutto sembra artificiale e artificioso, la realtà è quella che appare momento per momento, che si realizza e si auto-configura e auto-definisce, anche in base alle scelte del giocatore. Insomma, un action stealth labirintico, sia dal punto di vista prettamente narrativo, che da un punto di vista psicologico che sfocia nel thriller. Smarrimento: questa è la sensazione che assale il giocatore sin dalle prime scorrazzate all’interno del maestoso palazzo, e questo sentimento accompagnerà la protagonista in ogni angolo del gigante architettonico.

Facciamo un po’ d’ordine, per quanto possibile, su una trama che sembra all’inizio piuttosto scontata, ma che man mano diventa sempre più avvolgente, convincente, affascinante e di non facile interpretazione. Almeno non sempre. Ma che ti trascina e ti porta a scoprire quanto più possibile sul destino dei protagonisti. I protagonisti, appunto, all’inizio siamo subito catapultati nei panni di una ragazza, En, e ci accorgiamo di essere immersi in un universo fantascientifico anche per la presenza del nostro fido compagno di viaggio, London, una guida, una intelligenza artificiale che ci farà viaggiare nello spazio per raggiungere un pianeta artificiale, quasi di carta pesta, con l’obiettivo di scoprire la fine di un uomo di nome Foster. Questo primo approccio ci porta a smarrirci verso il basso, con un procedimento in profondità nel pianeta che conduce fin dentro le sue viscere. A questa fase esplorativa, che potrebbe apparire noiosa, segue subito il colpo di scena: attraverso un passaggio impensabile, un cunicolo all’interno di un pianeta anonimo, si viene catapultati dentro un maestoso, sfarzoso e illuminatissimo palazzo. Subito apprendiamo di essere smarriti dentro una sorta di artefatto senziente e capace di riprodurre sotto forma di Echo la nostra En. Non solo nelle fattezze, ma soprattutto nelle azioni e nelle abilità: più abili e coraggiosi diventiamo, più abili e coraggiose diventano le nostre alter-ego. Se tendiamo a sovra-utilizzare la fase stealth, anche le nostre antagoniste speculari diventeranno silenziose e sfuggenti. Questa copia-metamorfosi degli Echo diviene sempre più perfetta ogni qualvolta si spegne la luce e si riaccende. Questa sensazione di luminosità e oscurità aumenta ancor di più lo smarrimento, il senso di essere quasi inermi al cospetto di un palazzo dalle fattezze artistiche e architettoniche da far stropicciare gli occhi.

Echo è proprio questo: smarrimento e tensione, nel momento in cui pensi di aver visto tutto, e di essere dinnanzi ad un titolo sci-fi, scopri che lo stealth è il metodo più adeguato. Quando pensi che la furtività sia il cardine del gioco, ti trovi immerso in un puzzle con misteri da risolvere, chiavi da scovare, porte da aprire o non aprire. Ma l’attenzione viene ulteriormente tenuta sotto scacco quando il gioco diventa a pieno diritto un thriller oscuro, fino quasi a sfociare nell’horror game. Smarrimento che diventa quindi il vero e proprio leit motiv di Echo, dove niente resta fermo e passivo, tutto si attiva e cresce, aumenta e distrugge.

Da un punto di vista tecnico e grafico Echo presenta un livello elevato di definizione, veloce e dinamico, un design da stropicciarsi gli occhi specie nel palazzo maestoso. Detto della storia, avvolgente e coinvolgente, anche il gameplay è molto divertente e fluido, con ritmi che vanno dal compassato al dinamico a seconda delle situazioni, diverse, in cui si viene catapultati. A un certo punto potrebbe quasi risultare noioso, visto la ripetitività degli ambienti, i corridoi immensi e le porte sempre uguali, o la similarità dei misteri da risolvere, ma in realtà, come ampiamente affrontato in precedenza, tutto rientra nella ‘poetica’ di Echo: una sensazione di smarrimento continuo e incessante, dove nulla va dato per scontato.

Anche i personaggi, benché sia sembrato facile riprodurre con costanza sempre gli stessi, sulla base di En, sono ben caratterizzati, ottimo il doppiaggio e il character design non è da meno: Gli Echo in realtà non sono sin da subito delle copie esatte di En, ma si evolvono man mano con l’incedere della storia e in base alle scelte del giocatore.

Echo presenta infine meccaniche di gioco che denotano un’originalità particolare, una trama coinvolgente che sicuramente raggiunge l’obiettivo di stravolgere la psiche: una molteplicità degli approcci, diversificazioni continue delle modalità di gameplay e un design accattivante ed evocativo che rendono questo titolo un’esperienza completa e molto gradevole e appagante.

Ignazio Cusimano

Amante dell'Hi-Tech e dei videogame da quando è stato capace di intendere e di volere, appassionato di Anime e di tutto ciò che ha un minimo di retrogusto culturale giapponese...

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