Retro-game, ma retro a 360 gradi con ispirazione a 8-bit a completare il tutto. Exile’s End è un vero e proprio viaggio a ritroso, un ritorno alla memoria di quella che era la tecnologia applicata ai videogame (e non solo, anche a tutta una generazione tecnologica) una trentina di anni fa, quando si celebravano le platform a 2D e le prime schede audio davano quei suoni strani, metallici.
E i pixel grandi sono da nostalgia pura, così come lo sfondo che oggi si chiama Sci-fi ma che noi ricordiamo come semplice e pura fantascienza. Insomma, con Exile’s End sembra proprio di fare un bel tuffo nel passato, all’epoca della SNES, con le sue colonne sonore da poche note (più bip con maggiore o minore acutezza che suoni veri e propri) ma che riuscivano a coinvolgere il giocatore in ogni momento della scena. Dei quadri o livelli, perché così si chiamavano e così vengono ripresi e rievocati nel 2D Platform retro-game con Sci-fi di fondo.
E si torna bambini, ma Exile’s End, con il protagonista che viene quasi gettato in un pianeta primitivo popolato da bestie, è tanto tanto gameplay da divertirsi in ogni momento. E si strizza pure l’occhio alla nuova tecnologia non dimenticando la vecchia: la velocità dei frame consente infatti di apprezzare fino in fondo la moderna modalità di gameplay della PS4, ma vi è dato modo anche di ripristinare il passato con l’opzione TV a tubo catodico. D’altri tempi, ma piacevole anche per i più giovani che non hanno potuto apprezzare (e risulterebbe anacronistico se si pensa a tutto quello che è passato sotto i ponti dagli ’80/’90 a oggi) i veri giochi da cui è nato tutto l’universo dei videogame. Perché, come dicevamo, a parte un inizio decisamente in salita, dove il protagonista non può far altro che combattere con serpenti giganti con le semplici pietre, il gameplay diventa via via sempre più veloce, interattivo e divertente. E ben coordinato con i nuovi supporti concessi dai GamePad. Gli inframezzi servono, come i bei giochi di un tempo, solo a ricostruire il leit-motiv dell’azione, il perché questo buon veterano dello Spazio si trova in un pianeta popolato da soli mostri (a proposito, qui si poteva un po’ aumentare le tipologie), e si mette a sparare e a lanciare granate all’impazzata. Ovviamente, niente di eccezionale o profondo. Ma per quello ci sono oggi altre tipologie di gioco.
Le mappe condiscono il succo retro di Exile’s End e lo rendono se vogliamo ancora più difficile: perché chi invece è abituato ai giochi di oggi, non vi sono assolutamente momenti di tutoraggio, nessun aiuto vi verrà dal cielo, quindi, potrebbe quasi risultare snervante. Ma è proprio il motivo per cui i buoni vecchi Joystick si rompevano con tanta facilità. Si perde, si muore, si ricomincia, ci si innervosisce, ci si ritorna quasi per inerzia. E in più grafica, suoni e interazioni da buon retro-game. Insomma, un vero e proprio gioco di una volta, ben pensato e ben strutturato.