Come confermato da più parti oltre oceano, Google ha ormai riconosciuto che non ha più senso rattoppare le falle e i buchi di sicurezza in alcune versioni precedenti del suo software operativo Android, una mossa che potrebbe lasciare alcuni utenti – circa i due terzi, a rischio da occhi e orecchie non proprio gradite, per usare un eufemismo.
Il gigante di Silicon Valley, Big G, come in tanti ormai sono soliti nominare Google, azienda da sempre attenta ai buchi da hacking e alle falle dei sistemi operativi e dei browser, nonché delle sue mail, ha deciso quindi di lasciare allo sbando il 66 per cento degli utenti Android? Infatti, tutti coloro hanno nel proprio mobile un sistema operativo Android ritenuto obsoleto da Google sarebbero a rischio attacco hacker.
Come anche WSJ ha confermato di recente, Google non corregge più i bug nei browser di default per le versioni di Android 4.3 e versioni precedenti. Il problema reale è che gli OS di questa tipologia e di queste versioni coprono circa i due terzi dei dispositivi Android, miliardi e più sono ancora in uso, secondo Google.
Come afferma il capo della sicurezza Android, Adrian Ludwig, “mantenere il software fino ad oggi è una delle più grandi sfide per la sicurezza”. In particolare, Ludwig ha scritto in un post sul blog, sottolineando che il software interessato ha più di 5 milioni di linee di codice e bug di fissaggio che richiederebbero “modifiche alle porzioni significative del codice, cosa che non era più pratico fare in modo sicuro”.
Ovviamente, visto il limite posto alla versione Android 4.3, questa politica non si applica al browser Android 4.4, noto anche come KitKat, che Google ha rilasciato ad ottobre 2013, e Android 5.0, o Lollipop, rilasciato nel novembre 2014.
Gli utenti delle versioni precedenti di Android possono ancora scaricare Google Chrome o il browser Mozilla Firefox, visto che entrambi sono ancora aggiornati, ha affermato Ludwig. Ma gli utenti di telefoni Android più anziani in genere non possono aggiornare il loro software. A meno che il produttore del dispositivo smartphone non lo consenta ufficialmente.
Dopo le falle in Windows di Microsoft e nel software OSX di Apple (prima di quelle aziende rilasciate patch), anche Google e Android entrano di diritto nell’occhio del ciclone ‘Hacker’.