Il mito dello Yeti, sottoposto a test del DNA


Un team dell’Università di Oxford e l’Università di Losanna ha utilizzato i test genetici del DNA per dimostrare l’ esistenza del mostro conosciuto come Yeti. Per raggiungere questo obiettivo, gli esperti hanno raccolto i resti organici che possono appartenere alla creatura, in luoghi dove alcuni hanno sostenuto di avere visto queste creature mostruose sotto alcuni aspetti.

Ecco le parole del team : “Abbiamo deciso di dare al caso un approccio sistematico e utilizzare gli ultimi progressi nel test genetici per questo test”

Quindi, ci sono stati “nuove prove” con risultati più affidabili grazie al progresso delle tecniche nel campo della genetica e bioinformatica.Ci sono anche nuovi resti organici, come capelli, in alcune zone dove, secondo i testimoni, è stato avvistato . I test finora hanno unanimemente concluso che i resti presunti del Yeti sono da collegare a una creatura appartenente al genere umano. Ma questo avrebbe potuto essere il risultato della contaminazione delle prove e non è mai tornato a fare una revisione di tali dati. Dal momento che nel 1951 una spedizione Everest ha restituito le immagini di impronte giganti nella neve, ci sono state speculazioni su questo aspetto.

Da allora ci sono state segnalazioni di testimoni oculari che affermano di aver visto in Himalaya, negli Stati Uniti (dove era conosciuto come ‘Bigfoot’ o ‘Sasquatch’) nelle montagne del Caucaso (dove lo chiamano ‘Almasty’) e Sumatra (‘Orang pendek’).

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