Un rinvenimento incredibile, quello fatto riemergere in prossimità della Foce dell’Isonzo, vicino alla cittadina di Staranzano. Si tratta di un reperto storico di fondamentale importanza risalente alla Grande Guerra, che permetterà agli studiosi di aggiungere un ulteriore tassello alle vicende di quegli anni tragici.
Stupore e meraviglia da parte degli archeologi per quello che è a tutti gli effetti un rinvenimento storico di grande importanza, in grado di portare a nuove consapevolezze su quanto accaduto in Friuli durante gli anni della Prima Guerra Mondiale. Parliamo del rinvenimento di alcuni mezzi dell’epoca, ancora perfettamente conservati nonostante abbiano passato più di un secolo immersi nelle acque dell’Isonzo.
È proprio in quella zona che gli studiosi hanno infatti riportato alla luce una testimonianza concreta di quanto vissuto dai nostri connazionali In quegli anni frenetici e terribili. A occuparsi della delicata operazione sono stati gli uomini dell’Arma del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Udine, che da tempo si stanno occupando più in generale del controllo di una vasta area marina tra Grado e Punta Sdobba. Per i Carabinieri si tratta di un’enorme soddisfazione a fronte di un lavoro certosino che stanno ormai seguendo fin dal 2012, quando hanno iniziato a monitorare un’imbarcazione del III secolo avanti Cristo ritrovata alcuni anni prima al largo di Grado.
Dalle acque dell’Isonzo spuntano intonsi i mezzi della Prima Guerra Mondiale
La scoperta è avvenuta grazie all’iniziale segnalazione di un pescatore del luogo, che ha indirizzato i militari verso i resti di alcune imbarcazioni risalenti al Novecento, ancora perfettamente in asse tra loro sul fondale, misuranti 20 metri per 6,5. I Carabinieri hanno poi, in seguito a un attento controllo subacqueo, scoperto trattarsi di chiatte utilizzate per il trasporto dei materiali, usate presumibilmente come aiuto logistico alle truppe italiane dislocate sull’Isonzo durante la Prima Guerra Mondiale.
L’ipotesi è che siano state fatte affondare di proposito durante la tristemente nota ritirata di Caporetto del 1917, per non farle cadere nelle mani dei nemici. Proprio in quell’occasione, infatti, il Comando di Grado decise di affondare volontariamente galleggianti e natanti insalvabili, pur di non farli cadere in mano agli Austro-Ungarici.
La scoperta ha avuto grande risonanza non solo nel nostro Paese ma anche negli ambienti archeologici mondiali e ora permetterà agli archeologi di aggiungere un altro e ulteriore tassello alla storia delle battaglie friulane, e in particolare a quelle combattute tra Tagliamento e Monfalcone, potendo così fornire nuovi particolari su un periodo buio e drammatico della Storia, non solo italiana ma mondiale.