One Piece: World Seeker è un ambizioso progetto, un titolo che vuole pescare a piene mani dal manga giunto al suo ventennale, e trasportarlo verso una storia parallela e inedita, convincente, efficace. Ambientata in un mondo aperto e liberamente esplorabile dal protagonista Rufy. Sotto molti punti di vista, gli sviluppatori di Ganbarion – il gioco è edito da Bandai Namco – riescono a far riemergere e rievocare il mondo concepito dalla penna di Eiichiro Oda, pur mettendo in scena una storia inedita che anzi contribuisce a fornire nuovi spunti e ad arricchire l’esperienza dei fan della nota ciurma di Cappello di Paglia.
E ci riesce soprattutto da un punto di vista di design, con ambientazioni coloratissime e ben concepite, vicine all’immaginario del manga, con personaggi e modelli poligonali convincenti, in particolare quelli dei protagonisti, e con animazioni e scene animate, colpi speciali, esplosioni che tanto rimandano all’anime di riferimento. Ambienti, quelli dell’Isola Carceraria, che hanno un certo carisma, un colpo d’occhio che si evoca e si rievoca in ogni fase dell’esplorazione. Anche le città e i villaggi, così come ambienti naturali e caverne, sono concepite con ispirazione artistica e decorativa.
Anche dal punto di vista della narrazione e della storia principale, OPWS riesce a dare parecchi spunti di riflessione, ad interessare fino alla fine e a dare non poche nozioni aggiuntive ai fan di vecchia data: Rufy e la sua ciurma sono smarriti su di un’Isola, al di sopra della quale si erge una prigione galleggiante. I pirati sono scovati dalla Marina, insediatasi da anni nell’isola, in quanto sono stati beccati con le mani nel sacco a frugare nei forzieri della prigione, e Rufy distoglie l’attenzione andandosi a confrontare con quello che sembra essere il capo della prigione, Isaac. Con abilità che gli riconsciano, Rufy sfuggirà alle grinfie del nemico per gettarsi a capofitto sull’Isola, nuova e tutta da scoprire.
Qui inizia il viaggio esplorativo e di ricerca del nostro Rufy, per ricomporre la ciurma e risolvere non poche magagne presso villaggi e città dell’Isola. Nella storia entreranno man mano personaggi noti ai fan e componenti dei manga che contribuiranno a rincarare la dose. A una storia che merita di essere vissuta e portata a compimento, a un’esplorazione di ambienti naturali e artificiali che affascinano sin dai primi passi, si affianca purtroppo una poca attenzione al gameplay vero e proprio, che risulta troppo basilare, con dentro tante, troppe cose, e nessuna di esse correttamente curata o approfondita.
Così come la mescolazione di generi, il lato action soffre di movimenti e combat system troppo semplificati e meccanici nonché legnosi, il comparto dedicato al genere GDR consente di approfondire le caratteristiche del personaggio, ma in maniera sempre troppo semplificata e quasi obbligata. Allo stesso modo, il mondo aperto, se da un lato favorisce il godersi lo spettacolo visivo, dall’altro diventa frustrante, a causa di limiti di movimento che non risulteranno mai superabili (l’uso delle braccia di Rufy a mo’ di elastico rampino non potrà avvenire per superare montagne o scogliere, o superare facilmente alture) facilmente. In compenso c’è il viaggio rapido da punto a punto, ma la meccanicità e la legnosità degli spostamenti si dovrà subire per tutta l’avventura.
Lato gameplay ci saremmo forse aspettati una maggiore opportunità di scelta, vero è che Rufy ha la possibilità di colpire, come in uno stealth, il nemico alle spalle e farlo fuori in silenzio, ma questo espediente sembra essere messo lì a caso, così come la possibilità di accovacciarsi sotto un barile. Elementi action, RPG e Stealth che vengono proposti ma non approfonditi a dovere, e per di più c’è da sottolineare che l’unico personaggio giocabile è e resta Rufy: un peccato, specie per la mancata opportunità di poter variare i momenti più concitati di combattimento con colpi speciali degli altri componenti della ciurma.
Il combattimento, nei soli panni di Rufy, risulta molto semplificato: un tasto per colpire, uno per il colpo speciale di turno (caricando l’apposita barra), e la possibilità di colpire dalla distanza con la Gom Gom Pistol, trasformando lo scontro per qualche istante in uno sparatutto in terza persona, con un estemporaneo mirino. Potremo passare facilmente dalla fase “ambizione della percezione” alla “ambizione dell’armatura“, modificando la velocità dei colpi e la potenza, ottenendo qualche skills in più in termini di resistenza. Non che i combattimenti richiedono tanto impegno, specie dopo aver sbloccato qualche peculiarità nel ramo delle skills, ma avere la giusta armatura consente almeno di contrastare i fastidiosissimi cecchini, che sembrano infallibili e i colpi sono effettivamente inevitabili.
Cercando di riassumere l’esperienza in-game di One Piece World Seeker, possiamo sicuramente affermare che l’action RPG in Open-World dedicato ai Pirati di Cappello di Paglia mette in mostra un ambiente ispirato, una storia coinvolgente che potrebbe sicuramente riempire un nuovo anime dedicato a Rufy e compagnia bella. Il colpo d’occhio è dato dalle ambientazioni ma non manca una certa accuratezza nei modelli dei personaggi, nelle loro peculiari movenze e specificità tipiche del manga. Una storia che viene raccontata attraverso le sole avventure di Rufy, attraverso quest secondarie troppo simili tra loro e in un mondo aperto non ricchissimo e sicuramente ostico da attraversare. La mescolazione di generi porta il titolo a soffrire di poca attenzione e poca accuratezza per ciascuno di essi, con una fase stealth che risulta accessoria, a dir poco.
One Piece World Seeker è un modo nuovo di affrontare le avventure di Rufy e dei suoi pirati, raccontando una storia inedita in ambienti che rievocano sotto molti aspetti l’anime e il manga: un plus per i fan della serie, evitabile invece per tutti gli altri.
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