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Pillars of Eternity II: Deadfire, La nostra recensione

Con Pillars of Eternity II: Deadfire, Obsidian cavalca l’onda positiva che investe di nuova linfa vitale i classici RPG, la cui cresta era stata raggiunta già con il primo capitolo dello stesso studio di sviluppo. Vediamo se l’onda rafforzata dei buoni classici RPG di una volta riesce a portare in alto anche questo secondo appuntamento con l’universo di Pillars of Eternity.

Bene, già dall’incipit, qui sì un po’ di auto-spoiler non guasta, in tanti avranno già capito l’esito di questa recensione: infatti, possiamo affermare che l’incertezza non ha mai fatto capolino qui, persino prima di mettere le mani sopra a Deadfire, ma non ha trovato casa neanche dopo il volutamente falso-evasivo incipit. Partiamo quindi ripetendo che i devs di POEII hanno saputo cavalcare proprio quell’onda positiva e approfittare della ventata di freschezza in un genere classico e adesso più attuale che mai. E poi, perché non approfittare della positività trasmessa, sia a chi lo ha realizzato che a chi lo ha giocato, dal capitolo iniziale di Pillars of Eternity? Ecco che Deadfire sembra quasi inevitabile, un titolo che riprende quanto di buono si è potuto assaporare con il predecessore, e lo rinforza, ne rende le basi ancora più solide, per poter spiccare il volo senza rischio di Icariana memoria.

Deadfire, come ampiamente anticipato, riprende dunque da dove gli sviluppatori ci avevano lasciati con il primo capitolo, e evitando qui qualsiasi tipologia o voglia di spoiler (anche il primo capitolo va giocato fino in fondo e non si possono spoilerare sorprese che sono parte integrante della trama del gioco), con il nostro personaggio che, o creato da zero o ripreso da POE, viene travolto dal risveglio del dio Eothas. Quest’ultimo nell’impeto della sua ira, si reincarna in una statua di Adra colossale e minaccia il mondo conosciuto, quindi un dio antagonista interviene, come spesso accade: Berath, dio della morte, concede una nuova opportunità all’Osservatore, che d’ora in avanti dovrà muovere i propri passi su di una nave (e curarne equipaggio, abbellimenti e potenziamenti) e andare a contrastare l’ira di Eothas. Tra viaggi in mare, attraverso l’arcipelago di Mortafiamma, incontri e avventure, dialoghi e side quest, si viene catapultati in un mondo variegato e ampio, dove le minacce sono talvolta palesi, talvolta celate, dove i premi per l’impegno sono comunque garantiti. Tutto sta in un approccio tattico ben ponderato e in un crafting/gestione del party e delle risorse adeguato in ogni situazione.

Qui, in Deadfire, viene in soccorso un rinfrescato sistema di gestione del party, che può quindi essere gestito a dovere prima di ogni battaglia o ottimizzato per rispondere opportunamente in ogni occasione (non negli scontri più duri si intende, lì ci dovete mettere del vostro ovviamente). Tanta tattica, con un gameplay e un sistema di combattimento che prendono a piene mani dal primo capitolo: infatti ci si può fermare durante la battaglia con la pausa tattica, per optare per un’azione diversa da quella pianificata in precedenza, e, ovviamente, ottenere il giusto compenso in termini di vittoria. Non staremo qui a dire che il giocatore troverà scontri facili, perché non è quasi mai così: ogni isola che viene infatti visitata dalla nostra ciurma nasconde pericoli, umani e non umani, da affrontare in maniera gradualmente più impegnativa, sempre con tanta tattica e occhio di riguardo alle risorse. Detto di combattimenti che rievocano il primo capitolo a 360 gradi, e di un sistema di gestione e un menu migliorati e forse resi anche più semplici (in effetti perché rimanere dentro l’orticello dei fedeli quando si possono fare nuovi e variegati proseliti per il cRPG?), non possiamo non notare l’ottimo incedere di una storia ben scritta e curata e il miglioramento sensibile in termini tecnici e di grafica rispetto al titolo originario. Ogni isola, come detto, non presenta solo nuovi pericoli da affrontare di volta in volta con tattiche differenti (anche solo per sopravvivere), ma diventa un microcosmo a se stante, con paesaggi diversificati e curati nei dettagli.

A una grafica migliorata e a un design di assoluto valore, a una storia principale avvincente e coinvolgente, in Pillars of Eternity II: Deadfire annotiamo anche quest secondarie di spiccata accuratezza, mai o quasi riempitive, e aggiungiamo anche la novità delle battaglie navali: navigando in lungo e in largo ci imbatteremo infatti in navi corsare da affrontare a suon di colpi di cannone (con tanto di crafting delle armi e delle risorse della nostra nave che si impongono necessarie) o da abbordare per avviare gli scontri più ‘classici’ tra equipaggi.

Se alle migliorie nella gestione del party, nella crescita dei personaggi e nei menu, ai suddetti aspetti positivi, aggiungiamo musiche coinvolgenti e mai monotone, l’ottimo recitato e un doppiaggio realistico e mai meccanico, possiamo sicuramente concludere che Deadfire non ha nulla da invidiare al predecessore, ma che anzi si pone come assoluto punto di partenza anche per i nuovi appassionati di new cRPG.

Pillars of Eternity II: Deadfire è il degno erede dei classici RPG, un titolo che risponde benissimo alle esigenze dei fan della serie, ma che dona nuova linfa al rinnovato genere cRPG, strizzando l’occhio in maniera decisa anche ai nuovi fan.

 

Ignazio Cusimano

Amante dell'Hi-Tech e dei videogame da quando è stato capace di intendere e di volere, appassionato di Anime e di tutto ciò che ha un minimo di retrogusto culturale giapponese...

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