Con Rain World l’action-platform in 2D diviene sinuoso, delicato e trasmette un punto di vista paradossalmente rilassante in un mondo all’inverso devastato, dispersivo e che cela dietro di sé un dramma come quello della separazione dai propri cari. Questa volta siamo uno ‘Slugcat’, un gattino bianco che si insinua in anfratti angusti e apparentemente impossibili, pur di ritrovare la propria famiglia. E si parte per un’avventura particolare, curata che però mostra un po’ di rallentamenti nel gameplay e nell’esperienza di gioco. Ma vediamolo pian piano.
Lo Slugcat si aggrappa, danza sulle punte, salta e coglie al volo uccellini da mangiare per far scorta all’arrivo della pioggia e andare in letargo, si infila in cunicoli e tubature, si nasconde e sconfigge nemici post apocalittici, tra bestie carnivore, piante-vive che non vedono l’ora di gustarsi la carne di un tenero gatto dagli occhioni scuri, attraversa coltri di gas che spuntano da ogni dove. Da una catastrofe, rafforzata per altro dal brutale allontanamento dalla famiglia, il nostro gatto dovrà ergersi più forte e affrontare le avventure e gli ostacoli che si porranno davanti.
Un’avventura post-apocalittica, in deliziosa grafica ‘morbida’ in 2D che, parallelamente a musiche da universo devastato e desolato, ci accompagna durante tutto il nostro percorso. Irto di pericoli, di mostri da sconfiggere o da evitare per non perire amaramente e rendere, se possibile, ancora più drammatica una situazioni già ai limiti del sopportabile. Un’avventura che coinvolge, talvolta snervante perché pericolosa e difficile da affrontare, ma sempre bella a vedersi e a sentirsi e anche a giocarsi.
Certo che le difficoltà di una pioggia sempre in agguato, sempre battente e pericolosa – causa la morte e la sommersione totale del mondo – che costringe, talvolta anche troppo presto, a rifugiarsi in letargo, nascosti e protetti e dopo aver accumulato il necessario cibo per la sopravvivenza. Per un titolo che nasce come avventura a 360 gradi in un mondo devastato e avvolto dal dramma e dal mistero, forse bisognava concedere maggior tempo e spazio di investigazione nei vari livelli delle mappe, prima di doversi ritrovare rifugiati ancora una volta.
Ribadiamo che la cura del dettaglio grafico del design di personaggi e antagonisti, delle ambientazioni e delle musiche coinvolge e ci fa immergere appieno, ma riscontriamo anche, purtroppo, una certa eccessiva punizione per il giocatore, che spesso verrà costretto a ripetere più volte le stesse scene a causa di un ridondante bisogno di cercare cibo e rifugiarsi. Quindi lo si poteva forse un po’ velocizzare, magari allungando il tempo delle inondazioni-necessità di cibo e rifugio, ma, nel complesso, grafica e art design donano un tocco di classe sopraffina a un titolo che, lato gameplay ed esperienza giocatore meritava comunque maggiore attenzione.
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