Realizzare e costruire una struttura di link in entrata, o più comunemente, effettuare Link building, per la SEO, può determinare un danno o essere una delle cose migliori che possa capitare. In realtà, il tutto è relativo al semplice fatto che la link building, proprio perché è ‘building’, non presenta nulla di naturale, e quindi penalizzante. Non è comunque così semplice come sembra, infatti vediamo perché per Google la costruzione di link è un reale danno, e quando è un reale danno.
Lo spunto viene sempre dal webcast su Google + di cui vi abbiamo parlato in precedenza: l’analista Webmaster trend Google per la Svizzera, John Mueller se n’è uscito con una dichiarazione esplicita e abbastanza diretta, affermando che la costruzione di collegamenti può fare del male ai vostri obiettivi SEO. In pratica, quando gli è stato chiesto se la link building fosse un bene o un male, l’analista ha controbattuto che, in generale, gli piacerebbe che la costruzione fosse del tutto evitata.
Come riportato anche da Forbes, ecco le parole liberamente tradotte di Mueller, in seguito alla richiesta della bontà o meno della link building:
“Questa è una buona domanda.In generale, mi piacerebbe provare a evitarlo. In tal modo si è veramente sicuri che il tipo di contenuti è a sé stante, potrà essere reso disponibile per collegamenti di altri lettori. Sarebbe reso il tutto più facile, forse, mettendo un piccolo widget nella pagina, se vi piace e assicurarsi che gli URL del vostro sito web siano facili da copiare e incollare. Tutte queste cose rendono il tutto un po’ più facile. Rendiamo fruibili i collegamenti, come parte della nostra strategia, ma utilizziamo anche innumerevoli altri fattori, perché, concentrandoci solo sulla costruzione dei collegamenti non faremmo altro che male al nostro sito web”,
In generale, la risposta di Mueller non fa infatti una piega, perché possiamo dedurlo dalle motivazioni che rendono un link cattivo e uno di qualità. La link building non è male in assoluto, infatti e proprio sui collegamenti e sulle reti di link che si basa e struttura il web. Ma, se avete ad esempio una attività in California, di calzature, e vi fate giungere un link in entrata da un negozio di ricambi auto in India, c’è sicuramente qualcosa che non può andare bene. E questi, oltre al fatto di dover ad ogni modo considerare la qualità del sito con cui ci stiamo linkando, sono sicuramente esempi di link building da evitare e che anche Google vede molto male.
Perché per Google la link building è un male? La link building per Google diventa qualcosa di cattivo, quando è artificiosa, innaturale, insensata e soprattutto non risponde alle esigenze di ‘far contento il ricercatore del web’. Infatti, se un utente che effettua una ricerca approda su contenuti di qualità, anche giungendo non solo dal motore, ma anche dai link in entrata sul contenuto, è felice. E se è felice tornerà sul sito utilizzato, e cliccherà sulle pubblicità di Google. Con ogni probabilità. Se non è felice, oltre a non aver svolto il proprio ruolo, Google ci perde fior di quattrini.
Ecco che ritorna il termine di qualità di contenuti, di profondità e completezza di argomenti e argomentazioni che riportano in auge il testo e l’autore, oltre che al trust del sito per cui si scrive. Maggiore qualità ha un contenuto, maggiori risposte fornisce all’utente che utilizza i motori di ricerca, maggiore sarà la visibilità, la condivisione e, la link building naturale.
Ma, ritornando anche alle dinamiche SEO, ossia anche di costruzione di reputazione sul web oltre che di collegamenti ai siti per la spinta sul motore di ricerca principe, il problema che risalta è che la produzione di grandi contenuti richiede tempo, fatica, e a volte un po’ di soldi. Molte aziende, di fronte a questa realtà, cercano di prendere scorciatoie che non sono proprio le più naturali. E non lo sono anche per Google, quindi se queste aziende provano ad accorciare i tempi concentrandosi troppo sui link, trascurando il valore dei contenuti e delle risposte fornite, è probabile che la link building diventi un fattore negativo.