Song of Horror, ossia una rivisitazione degli horror survival di una volta, con telecamera fissa e solo a tratti dinamica, che rievoca i fasti dei giochi spaventosi e che destano non pochi sussulti di una volta. Sviluppato precedentemente per PC, con uscita cadenzata dei cinque capitoli di cui è composta questa avventura tetra, oscura, macabra, nella sua completezza uscita su console PlayStation 4.
Dobbiamo distinguere, in sede di valutazione, due grandi filoni o tronconi per dare un corretto giudizio di questo gioco: la parte legata alla narrazione, alla componente grafica e al gameplay, che prendono a piene mani da titoli del passato come Silent Hill e i primi Resident Evil e li riportano a nuova luce con giusto piglio. E la parte strettamente legata agli aspetti tecnici del gioco su console PlayStation 4.
Se qualcuno ha già avuto modo di provare il titolo di Protocol Games su PC (anche se il fatto di essere uscito in capitoli distanziati non ha certo aiutato l’immersività dell’esperienza che diventa fondamentale in titoli horror di questo stampo), ha già potuto apprezzare e non poco l’impegno narrativo e contenutistico dei devs, uno screenplay ottimale e grafica, coadiuvata da una componente di gameplay con telecamera fissa e puzzle di memoria Resident Eviliana, coinvolgente.
Luci, oscurità, rumori, tutto concorre a immergere il giocatore nel senso di impotenza e lo avvolge in un alone di mistero, e di paura, rafforzata dal vero nemico della nostra squadra di malcapitati, The Presence.
La sensazione di essere perseguitati, quasi presi in giro e sempre alla sprovvista, è costante e sempre dietro l’angolo: ottimo l’aspetto del coinvolgimento videoludico di questo titolo nella sua componente spaventosa per la quale nasce. Su console, per altro, superiamo quel fastidioso ostacolo dato dalla distanza tra capitoli, visto che possiamo vivere l’esperienza tutta d’un fiato. Una storia che si evolve in ogni singolo capitolo e che va vissuta appieno in ogni sua sezione, affondando il dito sui misteri che circondano la Tenuta Husher.
Da notare come l’entità soprannaturale conosciuta solo come The Presence, sia controllata da un’intelligenza artificiale avanzata che reagisce alle tue azioni e decisioni, sarà quindi impossibile imparare a memoria movimenti e tecniche di sopravvivenza. Il risultato è un sentimento di paura costante e insopportabile dato che questo essere ultraterreno risponde al tuo modo di giocare e ti dà la caccia in modi inaspettati.
La storia passa attraverso gli occhi di una serie variegata di personaggi legati alla storia a modo loro. Ogni personaggio è diverso e porta il suo punto di vista unico nell’indagine, ciò consente di avvicinarsi a indizi e oggetti in modo diverso. Azioni e decisioni daranno forma al mondo e approfondiranno o meno certi misteri. Occhio anche alla morte, che per ogni personaggio è unica e permanente. E anche i luoghi scelti per ogni personaggio saranno sicuramente rievocativi per i fan degli horror vecchia scuola.
Da un punto di vista quindi narrativo e videoludico a 360 gradi non si può non apprezzare Song of Horror, nell’ottimo sforzo di riportare alla luce i classici che abbiamo avuto la fortuna di poter vivere a loro tempo. Il problema vero e proprio di questo titolo non è tanto nei modelli dei personaggi, ambientazioni e piccoli difetti tecnici che fanno pensare a un gioco di una precedente generazione. Questo viene infatti ben presto superato e sovrastato dalla continuo sentimento di paura e dalla completa immersività che contraddistingue il gioco. Ma sul problema riscontrato su console PlayStation 4, segnalato da altri utenti e giocatori: crasha ogni tanto, causando addirittura lo spegnimento della console. Questo problema purtroppo abbassa e non di poco il giudizio complessivo, che deve per forza di cose fare media, al ribasso, contrastando completamente con la valutazione del titolo in sé.
Song of Horror, un ottimo sforzo di riportare alla luce i classici horror a telecamera fissa di un tempo: paura, immersività, suspance e costante sensazione di smarrimento e sbigottimento sono un toccasana per gli amanti del genere. Purtroppo il porting su PS4 fa segnare alcuni crash che portano persino allo spegnimento della console. Da un giudizio positivissimo passiamo a un positivo stentato, perché la componente di test di qualità e di funzionalità non dovrebbe mai essere presa alla leggera.
Song of Horror, un ottimo sforzo di riportare alla luce i classici horror a telecamera fissa di un tempo: paura, immersività, suspance e costante sensazione di smarrimento e sbigottimento sono un toccasana per gli amanti del genere. Purtroppo il porting su PS4 fa segnare alcuni crash che portano persino allo spegnimento della console. Da un giudizio positivissimo passiamo a un positivo stentato, perché la componente di test di qualità e di funzionalità non dovrebbe mai essere presa alla leggera.