L’attesa per questo nuovo capitolo della nota serie picchiaduro di Bandai Namco non è stata poca, ma neanche vana: SoulCalibur VI è uno dei fiori all’occhiello del genere fighting game, una solida roccia che può e deve fare da supporto per tutti coloro abbiano intenzione di cimentarsi con il genere da ora in avanti. La software house nipponica aveva infatti già stupito i fan con i successi del genere, stiamo pensando ovviamente all’ultimo Dragonball FighterZ o al settimo capitolo della famosissima saga di Tekken.
Trascorsi ormai sei anni dall’ultima versione di SoulCalibur, i devs di Project Souls ci deliziano con un titolo picchiaduro che pesca nel passato ma si proietta in maniera decisa e definitiva nel futuro, o almeno nella contemporaneità di supporti tecnologici che danno spazio alla fantasia più sfrenata. Qui non diciamo che ci sono picchi di eccessiva bizzarria, anzi, il voler mantenere un legame solido con la classicità del genere e della serie ha permesso proprio di trovare il giusto compromesso tra ciò che già piaceva e ciò che di nuovo si può dare all’appassionato del genere.
Partiamo subito con le modalità variegate di gioco di questo SoulCalibur VI: potremo infatti, nelle campagne a giocatore singolo, seguire la storia di Kilik, le tappe di avvicinamento alla spada maledetta, ma, al contempo, le storie parallele dei personaggi coinvolti nelle vicende e che man mano si intersecano a quelle del filone principale. Un insieme di combattimenti e storie che rendono il mondo di SoulCalibur ancora più profondo all’occhio del giocatore esperto, ma anche completo e abbastanza chiaro nella mente di un neofita della serie. Le storie parallele infatti affondano e non poco nella psicologia dei vari personaggi, toccando vicende altrimenti oscure e nascoste, persino inserendo nelle trame un noto paladino della lotta contro il male come Geralt di Rivia.
Se la main quest offline, Le cronache dell’anima, rende avvincente e sempre diversificata l’esperienza di gioco che non si appiattisce dunque nella monotonia e ripetività di un picchiaduro quasiasi, ancor di più si troveranno novità e curiosità nella modalità Bilancia dell’anima. Qui il giocatore potrà generare il suo combattente, partendo dalle basi dei personaggi esistenti, scegliere la razza, la classe, l’equipaggiamento e l’orientamento, quindi le mosse di combattimento. Il picchiaduro si immerge in meccaniche tipiche del GDR, con percorsi paralleli ed alternativi alla storia principale – che rievoca quella del primo capitolo della serie – che lo porteranno, attraverso una mappa, in percorsi noti e meno noti ai fan di SoulCalibur. Esplorazioni e ricerche, guadagni, miglioramenti, crafting, raccolta di oggetti e item, proprio come un RPG classico. Ovviamente il nodo cruciale è sempre e comunque il combattimento all’arma bianca, quindi oltre a passare attraverso sfide con nemici noti e potenti, ci si imbatterà di tanto in tanto anche in mercenari o malcapitati che non vorranno altro che sentirsele suonare.
La Bilancia dell’anima, oltre a dare al giocatore il massimo della personalizzazione dell’esperienza di gioco – ricordiamo che è un picchiaduro – consegna nelle sue mani ulteriori nodi della storia, che andranno quindi ad intrecciarsi con i filoni narrativi già scoperti con la main, Le cronache dell’anima. Un tocco di classe in più per un gioco dedito al combattimento che viene quindi condito ed arricchito da un contesto storico e narrativo di tutto rispetto. Se a questo si aggiunge una corposa sezione con gallery e storie, schede sui personaggi etc, si può ben dire che SoulCalibur VI cerca di dare un quadro generalmente completo su tutta la serie a favore soprattutto dei neofiti.
Il gameplay – ci troviamo di fronte a un picchiaduro in cui i combattenti si spostano nelle tre direzioni – avrebbe potuto soffrire di lenti e noiosi studi di tecniche, combinazioni e colpi speciali per ciascun personaggio: al contrario, i colpi sono stati standardizzati, così le combinazioni di tasti, in maniera da evitare il completo spaesamento dal passaggio da un personaggio ad un altro. Questo non vuole assolutamente dire che si rischia la noia con colpi sempre uguali e combinazioni di tasti che vanno via in maniera quasi meccanica: tutt’altro, le combo, pur rimanendo le stesse, generano movimenti e colpi sempre diversi e diversificati tra i vari combattenti, e, c’è da dirlo, le cut-scene sbloccate man mano con i super colpi rubano davvero l’occhio e danno un senso di pienezza e appagamento come solo gli amanti del genere possono capire. La novità, in fase di combattimento, è sicuramente data dalla tecnica del Taglio invertito, che consentirà con un pizzico di fortuna, con tanta velocità e tanta attenzione al dettaglio, di portare il confronto a proprio favore o sfavore: una novità che viene comunque ben appresa durante il tutorial e che quindi diventa ben presto parte del bagaglio tecnico del giocatore.
Aspetti grafici e tecnici di SoulCalibur VI, pur non facendoci gridare al miracolo, mantengono degli standard più che buoni, con modelli poligonali ottimi e ben disegnati, particolareggiati e diversificati tra loro sin dagli equipaggiamenti. A un gameplay fluido e mai noioso, che ben si presta anche alla immancabile modalità online, corrispondono suoni e musiche adatte al momento (sia nella fase narrativa, forse un po’ troppo dialogata e leggermente lenta, sia nelle concitate fasi di lotta) e al contesto, e ambientazioni che rievocano bei ricordi dei tempi passati ai fan della serie.
SoulCalibur VI è un picchiaduro di tutto rispetto, divertente, veloce e mai ripetitivo, con un gameplay fluido e variegato, ricchissimo nella storia e nella narrazione, adatto ai gamers veterani della serie ma anche per un pubblico del tutto nuovo.