Yakuza 0 – Recensione PS4

Quando si inizia a parlare di anni ’80 e di Giappone del periodo, non possono non venire in mente le luci e i colori delle vie cittadine, neon e vivide differenze cromatiche che si mescolano in stretti percorsi difficili da attraversare. In mezzo ai vicoli, o immersi nelle grandi piazze di città, gli abitanti di Kamurocho e di Sotembori faranno un po’ come gli pare, ma entro certi limiti. Quei limiti che l’organizzazione criminale locale, la Yakuza, suddivisa in clan e famiglie, non può far altro che porre innanzi ai propri concittadini. E così che ci si ritrova ad essere giovani virgulti, che farraginosamente si trascinano nella scalata all’interno dell’organizzazione. Del resto, se non vuoi sottometterti, devi partecipare attivamente.


E il protagonista di tante avventure in Yakuza, fin dalla lontana e quasi remota PlayStation 2, Kazuma Kiryu, deve farsi spalle larghe e affrontare i negozianti per risquotere il denaro dovuto alla protettiva Yakuza. Ma in uno di questi ‘lavoretti’ il giovane verrà incastrato, con un negoziante trattato un po’ troppo malamente, che verrà trovato morto in un lotto di terreno vuoto a Kamurocho. Il lotto vuoto è l’emblema del flebile equilibrio che si cela tra le famiglie della Yakuza, uno spazio vuoto, riempito di menzogna, ma mediante il quale l’una o l’altra famiglia potranno rivendicare il potere in tutto il quartiere. E non sarà solo la ‘grande famiglia’ con cui si dovrà confrontare Kiryu a metterci i bastoni tra le ruote, ma anche l’oscura agenzia immobiliare che si nasconde dietro alcuni loschi eventi.

In parallelo, ci ritroviamo a Osaka, nel quartiere di Sotembori, a vestire i panni del debitore Majima Goro, che lavora duramente come migliore intrattenitore serale al Cabaret, per risarcire i propri creditori. Ovviamente della Yakuza. Ma vivrà sempre stracontrollato, come in un carcere a cielo aperto, e i suoi percorsi non andranno tracciati in maniera più lineare: non avrà certo trattamento migliore di quello che verrà riservato al suo omologo Kiryu Kazuma in quel di Kamurocho. La svolta, Majima, o quanto meno una presa di posizione non lasciandosi solo trascinare dagli eventi e dai debiti, avverrà per mano di una donna che guardacaso…e qui non aggiungiamo altro. E poi incontri con i cinesi in Giappone, coalizzati tra loro ma anche leali, talvolta traditori, cinesi con cui avrà anche a che fare l’ex Dojima Kiryu, e che condurrà il giovane a incrociare la propria strada con il mostro da un occhio solo di Osaka.


Le storie di Kiryu e Majima sono immerse in una realtà vera e cruda, nuda e schietta, che rappresenta quello che deve essere stato vivere nelle città del Giappone di fine anni ’80. Tutto è ripreso nei minimi dettagli, la grafica, le inquadrature, i passatempi – sono davvero tantissimi, dalle sale SEGA per videogames dell’epoca, al Bowling, alle mini 4wd, ai club notturni, al karaoke, al biliardo e tanto tanto altro… – mescolato ad un gameplay veloce, sempre interessante e iperattivo, ovviamente a suon di pugni e colpi di cartelloni o cesti della spazzatura, proprio come in vita da strada. Le due storie, quelle principali, si intrecceranno in più punti, andando a costituire un grande disegno che sta dietro Yakuza Zero e dal quale non vi vorrete sicuramente staccare.

Una storia ben costruita, con elementi di pathos, momenti felici e violenti, amici che tradiscono, amici che si rivedono come fratelli, finti rapporti che si costruiscono, i nemici talvolta diventano amici e viceversa….proprio come in un bel film di Mafia, ma dove la vita reale viene sempre prima di tutto e la moralità, specie dei due protagonisti, non verrà mai meno. In dubbio lo sarà, ma nessuno dei due farà mai la scelta ‘criminale’ in luogo di una di ‘cuore’.

A tratti appassionate, veloce ed entusiasmante nei momenti di combattimento e nelle sfide ai ‘boss’ (che qui prende pertanto il doppio significato), con una sceneggiatura a livelli altissimi che saprà stupire, trascinare e condurre fino alla fine.

In Yakuza 0 c’è in pratica tutto quello che c’è da sapere sulla organizzazione criminale nipponica, tutto quello che vorreste trovare in un gioco d’azione, che non tralascia la storia, anzi, la utilizza come traino per condurci a braccetto verso finali inattesi e tutti da vivere. E rivivere. In più tantissimi passatempi, minigiochi e uno spaccato della società del tempo che, alla stregua di un dipinto o di un libro sul realismo, ci immerge fino al collo nei vicoli di un Giappone traviato dall’exploit economico e dalla malavita.

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